Un giovedì qualunque, l’esodo dell’Albania a Brindisi

Era il 7 marzo 1991, una storia per molti sbiadita, iniziata un giovedì qualunque del 1991.
A Brindisi, 90mila abitanti in tutto, arrivarono venticinquemila albanesi in meno di ventiquattr’ore. Un esodo: donne, uomini e bambini chiedevano un pezzo di pane e libertà, stremati da decenni di regime comunista guidato da Enver Hoxha e Ramiz Alia.
Al chiarore dell’alba, molti quartieri iniziano ad essere affollati di albanesi affamati. È il momento più critico perché la disperazione può prendere il sopravvento da un momento all’altro.
Il sindaco Giuseppe Marchionna parla ai brindisini attraverso radio e tv locali: “Dovevo essere rassicurante perché sarebbe bastato il saccheggio di un negozio di alimentari per scatenare una guerra a mani nude. Dissi: ‘Hanno solo fame e freddo, aiutateli’. Registrai il messaggio alle 8, venne mandato in onda ogni quarto d’ora per tutto il giorno – racconta Marchionna – Alle 13 ebbi il primo segnale: la gente gettava sacchetti pieni di cibo dalle finestre”.
Il miracolo inizia così, grazie all’intuizione di un giovane amministratore. Da quel momento, la città dà il via a una gara di solidarietà senza precedenti né repliche. Il prefetto Antonio Barrel requisisce 36 scuole trasformandole in dormitori, Marchionna chiede alle mense aziendali di cucinare duemila pasti in più al giorno. Il resto lo fanno i brindisini.
Solo martedì 12 inizieranno ad arrivare gli aiuti da Roma. Il vice presidente del Consiglio Claudio Martelli fa mea culpa: “Nelle emergenze questo Stato è vecchio, lento e asmatico”, dice dopo essere arrivato a Brindisi. Intanto i condomini organizzano mense negli scantinati e nei garage, migliaia di persone aprono le porte delle proprie case: alcuni concedono l’uso della doccia, chi ha una stanza libera ospita donne e bambini.
Dopo tre settimane di straordinari negli ospedali, decine di casi di scabbia, il tardivo invio dell’esercito e il trasferimento dei profughi a Palermo, Capua e Udine, Brindisi torna lentamente alla normalità.
Giuseppe Marchionna è stato il primo sindaco italiano a ricevere dall’Unicef il titolo di “Difensore ideale dei bambini”
Ho appena appreso (fonte: Corriere della Sera) che alcuni scienziati europei stanno discutendo circa la sicurezza ambientale delle centrali nucleari a fissione. Uno dei nodi da sciogliere per accedere eventualmente ai finanziamenti europei è l'analisi di costi/benefici, estesa all'intero ciclo di vita delle centrali, incluso il loro smantellamento ed il deposito delle scorie.
Inoltre dovrebbero dirci da quali Paesi esteri verrebbe importato il materiale fissile.
Renato Perago
È veramente incredibile questa storia che guarda caso esce fuori solo dopo la morte di Califano che non può più essere qui a dare la sua versione dei fatti. Tra gli autori risultano in quattro,compreso Califano, che tra l'altro incise anche una sua versione al maschile. La stessa Mia Martini disse che il testo,non un rigo, fu riscritto da Califano. Trovo veramente poco signorile, oserei dire non in linea con la grandezza della poesia che si esprime in questo straordinario pezzo, il voler disconoscere i meriti artistici di Califano, il voler stilare percentuali tra gli autori, tra chi ha scritto un rigo chi due e chi tre.
Conoscevo da tempo Universo25 e Calhoun, di cui ho letto l'originale.
Ovunque sembra si sia per scontata una nozione cruciale... Che cos'è, in dettaglio, un ruolo sociale?
A.V.