Angela Fresu la bambina che avrà sempre 3 anni

L'immagine della vittima di più piccola della Strage di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980. La bambina si chiamava Angela Fresu e aveva appena tre anni. La bambina e sua madre erano esattamente di fianco alla valigia contenente l'esplosivo, vicino alla porta di ingresso.
Delle 85 vittime ufficiali dell’esplosione del 2 agosto 1980, solo di 84 si è trovato il corpo, di una donna no, la mamma di Angela.
Quella mattina maledetta del 2 agosto Maria Fresu era in stazione con la figlia Angela di 3 anni in attesa del treno che avrebbe dovuto portarle in vacanza. Madre e figlia sono nella sala d’aspetto di seconda classe insieme a due amiche, Verdiana Bivona e Silvana Ancillotti. La terribile detonazione di una ventina di chili di un esplosivo “civile” causa la morte immediata della bimba e di Verdiana.
La donna non compare nell’elenco dei feriti, né in quello delle persone decedute. I periti escludono in modo categorico che possa essersi «disintegrata» e per alcuni giorni viene data per dispersa.
I familiari, sgomenti, sperano sia ancora viva e vaghi da qualche parte in stato di shock. Parte allora un appello disperato, la foto della scomparsa viene pubblicata dai giornali ma nessuno sarà in grado di fornire indicazioni utili.
La soluzione (apparente) del mistero a un certo punto viene ricercata nell’obitorio dell’istituto di Medicina Legale dell’università di Bologna. «In una cella frigorifera è conservato un piccolo lembo facciale attribuito inizialmente a una delle due vittime di sesso femminile rimaste sfigurate. Il prof. Pappalardo viene incaricato di verificare se la parte di volto sia appartenuta alla donna scomparsa». La perizia è complessa. Nel 1980 il test di oggi del dna è praticamente impossibile.
Nel marzo 2019 viene richiesta dal tribunale di Bologna la riesumazione dei pochi resti per fare nuove perizie con le moderne tecnologie. Secondo le ricostruzioni al momento dell’esplosione Maria era lontana dalle compagne di viaggio, forse si era alzata a prendere qualcosa, ed è per questo motivo che si trovò troppo vicina alla valigetta e rende compatibile la quasi disintegrazione del corpo. Stare più vicina alla figlia non le avrebbe salvato la vita, ma ora forse questa circostanza potrà servire a dare delle risposte a chi le attende da tanti anni.
Tante, troppe inesattezze in questo articoletto!
Ho appena appreso (fonte: Corriere della Sera) che alcuni scienziati europei stanno discutendo circa la sicurezza ambientale delle centrali nucleari a fissione. Uno dei nodi da sciogliere per accedere eventualmente ai finanziamenti europei è l'analisi di costi/benefici, estesa all'intero ciclo di vita delle centrali, incluso il loro smantellamento ed il deposito delle scorie.
Inoltre dovrebbero dirci da quali Paesi esteri verrebbe importato il materiale fissile.
Renato Perago
È veramente incredibile questa storia che guarda caso esce fuori solo dopo la morte di Califano che non può più essere qui a dare la sua versione dei fatti. Tra gli autori risultano in quattro,compreso Califano, che tra l'altro incise anche una sua versione al maschile. La stessa Mia Martini disse che il testo,non un rigo, fu riscritto da Califano. Trovo veramente poco signorile, oserei dire non in linea con la grandezza della poesia che si esprime in questo straordinario pezzo, il voler disconoscere i meriti artistici di Califano, il voler stilare percentuali tra gli autori, tra chi ha scritto un rigo chi due e chi tre.