I sette fratelli Cervi vennero fucilati a Reggio Emilia

La storia dei fratelli Cervi è la storia di una esemplare famiglia italiana. Il nonno si chiamava Agostino e fu uno dei capi della rivolta contro la tassa sul macinato, nel 1869.
La tassa sul macinato si basava sull'arbitrarietà dei giri del mulino, ma da macina a macina la quantità di prodotto variava, e si finiva per pagare lo stesso prezzo per quantità differenti di macinato. Per questo Agostino Cervi si ribellò. Il Senato dette al generale Raffaele Cadorna pieni poteri per la repressione. E Agostino fu incarcerato.
Figlio di Agostino Cervi fu Alcide. E' ragazzino quando aderisce al movimento popolare, influenzato dalla teoria del socialismo umanitario di Camillo Prampolini. Famiglia contadina, lettori appassionati. Nati mezzadri, divennero affittuari. Nati patriarcali due generazioni prima, raggiunsero il benessere con una grande biblioteca di libri, un tenore di vita alto per l'epoca, il primo trattore comprato nel 1939 (furono tra i primissimi in Italia, era un mezzo innovativo per il tempo).
Ma con l'idea socialista che non si può stare bene se anche gli altri non stanno bene prendono la decisioni in forma collettiva per l'adesione alla Resistenza. Sette fratelli su sette fratelli, e un papà.
Casa Cervi fu un luogo di dissenso Pacifico contro il fascismo e la guerra, nella cascinale della famiglia Cervi troveranno rifugio antifascisti e partigiani feriti.
E furono tutti quei semi di dissenzo sparsi che protarono all'ordine di fucilazione da eseguire poco dopo Natale, il 28-12-1943.
In un documento della direzione fascista di Reggio Emilia, recuperato dopo la fine della guerra, la cosa era tanto grande, che accanto alla lista dei sette nomi da ammazzare qualcuno pose una parentesi e la scritta "sette fratelli?" sottolineata di rosso, come dire: siete sicuri di volerli ammazzarli tutti e sette?
Due settimane dopo morì la mamma, Genoeffa Cocconi. Sopravvisse Alcide, papà e marito, e nell'ottobre del 1945 organizzò il funerale per i suoi figli, due anni dopo che erano stati uccisi. E oggi i sette fratelli Cervi riposano al cimitero di Campegine e “ogni terra li avrebbe voluti”, come dicono le sillabe di una poesia di Salvatore Quasimodo dal titolo "Ai fratelli Cervi, alla loro Italia".
Ho appena appreso (fonte: Corriere della Sera) che alcuni scienziati europei stanno discutendo circa la sicurezza ambientale delle centrali nucleari a fissione. Uno dei nodi da sciogliere per accedere eventualmente ai finanziamenti europei è l'analisi di costi/benefici, estesa all'intero ciclo di vita delle centrali, incluso il loro smantellamento ed il deposito delle scorie.
Inoltre dovrebbero dirci da quali Paesi esteri verrebbe importato il materiale fissile.
Renato Perago
È veramente incredibile questa storia che guarda caso esce fuori solo dopo la morte di Califano che non può più essere qui a dare la sua versione dei fatti. Tra gli autori risultano in quattro,compreso Califano, che tra l'altro incise anche una sua versione al maschile. La stessa Mia Martini disse che il testo,non un rigo, fu riscritto da Califano. Trovo veramente poco signorile, oserei dire non in linea con la grandezza della poesia che si esprime in questo straordinario pezzo, il voler disconoscere i meriti artistici di Califano, il voler stilare percentuali tra gli autori, tra chi ha scritto un rigo chi due e chi tre.
Conoscevo da tempo Universo25 e Calhoun, di cui ho letto l'originale.
Ovunque sembra si sia per scontata una nozione cruciale... Che cos'è, in dettaglio, un ruolo sociale?
A.V.