I Beatles a Roma
Era appena iniziata un’estate caldissima, una delle più calde degli ultimi anni. Il grande evento era fissato per domenica 27 giugno 1965, alle quattro e mezza del pomeriggio.
Il giorno precedente sui giornali riportavano i commenti dei vari personaggi dello spettacolo. La cantante Milva, molto famosa all’epoca, aveva detto che non riusciva proprio a rendersi conto della loro bravura, anche l’attrice Franca Valeri sosteneva che il successo di quei quattro fosse davvero un mistero. Il regista teatrale Strehler aveva sentenziato: “Non mi convincono molto, anche se deve esserci una ragione se vanno così forte”. Ma quello che li stroncò più di tutti fu l’intellettuale per antonomasia del momento, Pier Paolo Pasolini, che aveva scritto: “Non mi so proprio spiegare il loro successo. Sono quattro giovanotti completamente privi di fascino che suonano una musica bellina. Niente di più”.
Alle quattro e mezza in punto iniziarono a salire sul palco i cosiddetti gruppi di supporto, e cioè i musicisti che dovevano preparare il pubblico all’arrivo dei quattro di Liverpool, i quali, nel frattempo, se ne stavano ancora all’albergo Parco dei Principi.
Ecco quindi, uno dopo l’altro, Peppino di Capri e i suoi Rockers, Fausto Leali e i suoi Novelty e infine Maurizio Arcieri e i suoi New Dada. Finalmente, dopo circa un bel po’, i Beatles arrivarono. Erano vestiti di nero, dalla testa ai piedi, camicie escluse. John Lennon aveva sulla testa il famoso cappello con visiera detto, appunto, cappello alla John Lennon. Dopo la frase gridata da Paul “ciao, Roma!”, attaccarono al volo Twist and shout e le ragazzine in platea attaccarono invece a gridare, così tanto che nessuno riuscì più a sentire niente. Le canzoni successive furono I’m a loser, I feel fine, Baby is in black, I wanna be your man, A hard days’ night, She is a woman, Long Tall Sally, Can’t buy me love. Il concerto durò mezz’ora, non un istante di più.
Poteva andare meglio quel giorno, ma loro si fecero perdonare in quelli successivi... Sono e probabilmente resteranno per sempre la band più famosa della storia dell'umanità.
Ho appena appreso (fonte: Corriere della Sera) che alcuni scienziati europei stanno discutendo circa la sicurezza ambientale delle centrali nucleari a fissione. Uno dei nodi da sciogliere per accedere eventualmente ai finanziamenti europei è l'analisi di costi/benefici, estesa all'intero ciclo di vita delle centrali, incluso il loro smantellamento ed il deposito delle scorie.
Inoltre dovrebbero dirci da quali Paesi esteri verrebbe importato il materiale fissile.
Renato Perago
È veramente incredibile questa storia che guarda caso esce fuori solo dopo la morte di Califano che non può più essere qui a dare la sua versione dei fatti. Tra gli autori risultano in quattro,compreso Califano, che tra l'altro incise anche una sua versione al maschile. La stessa Mia Martini disse che il testo,non un rigo, fu riscritto da Califano. Trovo veramente poco signorile, oserei dire non in linea con la grandezza della poesia che si esprime in questo straordinario pezzo, il voler disconoscere i meriti artistici di Califano, il voler stilare percentuali tra gli autori, tra chi ha scritto un rigo chi due e chi tre.
Conoscevo da tempo Universo25 e Calhoun, di cui ho letto l'originale.
Ovunque sembra si sia per scontata una nozione cruciale... Che cos'è, in dettaglio, un ruolo sociale?
A.V.