La traumatica prima del 1904

Il grande compositore Lucchese debuttò il 17 febbraio 1904 con la sua Butterfly alla Scala di Milano.
Nonostante l’ottimismo di Puccini e dei suoi collaboratori, la serata fu un completo disastro. Già al primo atto si susseguivano i colpi di tosse e i segni di impazienza dell’uditorio. Ad un tratto una voce dal loggione che protesta e viene seguita da un coro: “E’ la Boheme!, E’ la Boheme!“.
Insomma, al pubblico la Butterfly pareva da subito una minestra riscaldata…Fine del primo (lungo) atto: pochissimi applausi e molto, troppo, silenzio. C’è un forte clima di ostilità. Al secondo atto arrivano i primi sghignazzi per certe piccole imperfezioni nella messa in scena che sarebbero passate inosservate in mille altre rappresentazioni.
Persino la leggendaria e magnetica aria ‘Un bem dì vedremo’ viene accolta da proteste. L’incantesimo è rotto: la drammatica conclusione dell’opera non è seguita con lo spirito adatto dal pubblico, ormai con la testa altrove.
Dopo il fallimento della prima milanese Puccini, dietro consiglio, decide di aumentare gli atti, da due a tre. Così mutata, Madama Butterfly approda dopo tre mesi al teatro Grande di Brescia e un anno dopo in America, dove riceverà il plauso del pubblico.
Con la seconda versione l’opera viene alleggerita, depurata delle battute colonialiste di Pinkerton, vengono ridotti gli episodi ‘di colore’ ed aggiunta una romanza nel finale.
Commovente il racconto non ne avevo mai sentito parlare.
Ti sei dimenticato di citare quello che hanno fatto nei campi di concentramento i tuoi amichetti tedeschi.
Uno che 2019 ancora osanna quella merda di gente può fare solo pena.
Ha avuto la fine che meitava.