L’invenzione della dinamo è dell’Italiano Antonio Pacinotti

La dinamo, e di conseguenza il motore a corrente continua, sono invenzioni dell’Italiano Antonio Pacinotti.
Genio precoce, ad appena 15 anni fu ammesso a frequentare il corso di matematica, pura e applicata, all’università. Nel 1858, a soli 17 anni, raccolse in un quaderno, intitolato "Sogni", i suoi appunti. L’anno successivo prese forma la prima intuizione dell’”anello” (noto oggi come l’anello di Pacinotti) che diventerà la base per la realizzazione della dinamo.
L’anello era costituito, essenzialmente, da un nucleo di ferro a forma di toroide circondato da un filo di rame avvolto a spirale. Tutto ruotava intorno a un asse posto tra i poli di un magnete. Questo generava una corrente elettrica “raccolta” da apposite spazzole: è il funzionamento di una dinamo. Se, invece, la corrente veniva immessa nel filo di rame, il sistema iniziava a ruotare, comportandosi come un motore elettrico.
Mentre sta mettendo a punto il sistema, si arruola volontario e partecipa come sergente alla Seconda guerra d’indipendenza, prendendo parte alle battaglie di Solferino e San Martino.
Tornato dalla guerra, completa la messa a punto dell’”anello” ma non si cura di brevettarlo.
È solo nel 1865 che scrive un articolo per Il Nuovo Cimento dove descrive finalmente in maniera dettagliata il suo anello.
Nel corso di un viaggio in Europa, mostra la sua invenzione alle officine Fremont, nella speranza di vendere il brevetto. In realtà è un capofficina delle Fremont, Zénobe Gramme, a brevettare la dinamo nel 1871.
Inutilmente Pacinotti pubblica una lettera di protesta sui Comptes Rendus, la rivista dell’Accademia francese delle Scienze. La scoperta non gli sarà riconosciuta.
Dopo aver assunto la cattedra di fisica all’Università di Cagliari, nel 1906 viene nominato Senatore.
Cinque anni dopo, nel 1911, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia Pacinotti sarà fatto oggetto di grandi festeggiamenti. Il paese gli riconosce i suoi meriti. Muore l’anno successivo, nella sua Pisa.
Tante, troppe inesattezze in questo articoletto!
Ho appena appreso (fonte: Corriere della Sera) che alcuni scienziati europei stanno discutendo circa la sicurezza ambientale delle centrali nucleari a fissione. Uno dei nodi da sciogliere per accedere eventualmente ai finanziamenti europei è l'analisi di costi/benefici, estesa all'intero ciclo di vita delle centrali, incluso il loro smantellamento ed il deposito delle scorie.
Inoltre dovrebbero dirci da quali Paesi esteri verrebbe importato il materiale fissile.
Renato Perago
È veramente incredibile questa storia che guarda caso esce fuori solo dopo la morte di Califano che non può più essere qui a dare la sua versione dei fatti. Tra gli autori risultano in quattro,compreso Califano, che tra l'altro incise anche una sua versione al maschile. La stessa Mia Martini disse che il testo,non un rigo, fu riscritto da Califano. Trovo veramente poco signorile, oserei dire non in linea con la grandezza della poesia che si esprime in questo straordinario pezzo, il voler disconoscere i meriti artistici di Califano, il voler stilare percentuali tra gli autori, tra chi ha scritto un rigo chi due e chi tre.