Sindrome post traumatica da stress

Contro l’esercito austroungarico, l’Italia tributò la vita di seicentomila militi e quella di un milione di civili deceduti sia a causa delle azioni militari e sia per le malattie – la spagnola, il colera e il tifo – scatenate dalla stessa guerra.
La storiografia ha concentrato la narrazione della Prima guerra mondiale al racconto delle battaglie e agli accordi d’alleanza stipulati fra le nazioni coinvolte mentre ha trascurato la tragedia vissuta da quei quarantamila soldati che alla Patria non offrirono il loro sangue ma l’equilibrio del proprio senno; erano, tali uomini, i cosiddetti “scemi di guerra”.
In prima linea, difatti, la tensione era sempre altissima perché gli stessi militari sapevano che in qualunque momento la morte li avrebbe potuti colpire a causa dei bombardamenti dell’artiglieria pesante o dallo sparo preciso dei cecchini. In questa crudele realtà, quindi, molti uomini persero il senno e, segnati per tutta la vita, divennero anche loro vittime del conflitto.
La psichiatria del tempo, però, non riconobbe il malessere mentale dei soldati al fronte come malattia cagionata dalla guerra preferendo addebitarne le cause alla scarsa volontà o alla cattiva costituzione o a una certa predisposizione ereditaria del soggetto.
Oltre il sacrificio quindi ci fu l'infanzia dei cosiddetti "scemi di guerra".
Oggi, questa sindrome è detta PTSD, Post traumatic stress disorder ossia “Sindrome post traumatica da stress” clinicamente definita come «un insieme di forti sofferenze psicologiche che conseguono a un evento traumatico, catastrofico o violento».
La medicina, pertanto, ha assolto al suo dovere scientifico e, al contempo, ha compreso clinicamente ciò che un tempo credeva essere la malattia dei codardi e dei deboli.
Come i combattenti morti sul fronte, dunque, anche i matti rappresentano quell’esercito che diede all’Italia la vittoria e perciò la memoria va mantenuta e rispettata perché a loro spetta la stessa dignità data agli eroi di quel conflitto.
Tante, troppe inesattezze in questo articoletto!
Ho appena appreso (fonte: Corriere della Sera) che alcuni scienziati europei stanno discutendo circa la sicurezza ambientale delle centrali nucleari a fissione. Uno dei nodi da sciogliere per accedere eventualmente ai finanziamenti europei è l'analisi di costi/benefici, estesa all'intero ciclo di vita delle centrali, incluso il loro smantellamento ed il deposito delle scorie.
Inoltre dovrebbero dirci da quali Paesi esteri verrebbe importato il materiale fissile.
Renato Perago
È veramente incredibile questa storia che guarda caso esce fuori solo dopo la morte di Califano che non può più essere qui a dare la sua versione dei fatti. Tra gli autori risultano in quattro,compreso Califano, che tra l'altro incise anche una sua versione al maschile. La stessa Mia Martini disse che il testo,non un rigo, fu riscritto da Califano. Trovo veramente poco signorile, oserei dire non in linea con la grandezza della poesia che si esprime in questo straordinario pezzo, il voler disconoscere i meriti artistici di Califano, il voler stilare percentuali tra gli autori, tra chi ha scritto un rigo chi due e chi tre.