Craxi alla tomba di Allende durante la dittatura di Pinochet
Poco dopo l’instaurazione della dittatura di Pinochet, Craxi si recò in Cile assieme a una delegazione del Psi per investigare sulle condizioni del Paese dopo il golpe e, soprattutto, rendere omaggio personale al defunto Allende.
Emotivamente straordinario è il racconto del “pellegrinaggio” del futuro premier alla tomba, allora anonima, di Allende: “Di buon mattino eravamo partiti da Santiago e avevamo raggiunto Viña del Mar che è a un centinaio di chilometri dalla capitale. Eravamo un folto gruppo. Quando arrivammo al cimitero di Santa Ines alla periferia di Viña e dove Allende è sepolto nella tomba della famiglia Grove […] tutto pareva calmo, regolare. Le prime avvisaglie di quello che doveva succedere, si sono avute all’ingresso del cimitero, quando mi rivolsi all’impiegato dicendogli in spagnolo: ‘Siamo qui per visitare la tomba del presidente Allende’. L’uomo, un giovane, mi guardò come sorpreso, poi abbassò gli occhi senza rispondere. Ho insistito più energicamente, alzando un poco la voce. E lui zitto. Faceva finta di riordinare certe sue carte e non osava alzare lo sguardo. Ho capito che aveva paura”. Giunto a pochi passi dal sepolcro, Craxi fu fermato da un poliziotto, che gli intimò di andarsene con queste parole: “Un altro passo e sparo”.
Craxi denunciò più volte di fronte a Ronald Reagan la brutalità di Pinochet e attaccò la dittatura anche in occasione del suo discorso di fronte al Congresso Usa del 1985, nel corso del quale dichiarò: “Sopra ogni altra sovrasta la richiesta di libertà del popolo cileno e questa richiesta ha bisogno dell’incondizionato appoggio di tutti noi”.
Commovente il racconto non ne avevo mai sentito parlare.
Ti sei dimenticato di citare quello che hanno fatto nei campi di concentramento i tuoi amichetti tedeschi.
Uno che 2019 ancora osanna quella merda di gente può fare solo pena.
Ha avuto la fine che meitava.