Aldo Moro, il suo memoriale sulla strage di Piazza Fontana

Aldo Moro con estrema chiarezza nel memoriale che affida alle Brigate Rosse durante la sua prigionia del marzo-maggio 1978 esprime le sue considerazioni su governi esteri che vogliono mantenere l’Italia in un contesto di guerra sociale e quindi di una gestione del potere non mirata alla crescita e prosperità ma alla contrapposizione e scontro:
“Personalmente ed intuitivamente”, annota il presidente del Consiglio parlando della strage di Piazza Fontana, poche settimane prima di essere ucciso dai suoi carcerieri, “io non ebbi mai dubbi e continuai a ritenere (…) che questi e altri fatti che si andavano sgranando fossero di chiara matrice di destra e avessero l’obiettivo di scatenare un’offensiva di terrore indiscriminato (…) allo scopo di bloccare certi sviluppi politici che si erano fatti evidenti a partire dall’autunno caldo e di ricondurre le cose, attraverso il morso della paura, a una gestione moderata del potere”.
Poco più in là, sempre nel suo memoriale, Moro offre alle Br una rivelazione interessante, che dimostra come già nel dicembre 1969 gli stessi potenti apparati d’intelligence del Partito comunista italiano avessero presente il rischio di una svolta autoritaria collegata alla bomba di Milano. Moro scrive che “Tullio Ancora, un alto funzionario della Camera dei Deputati e da tempo mio normale organo d’informazione e di collegamento con il Partito comunista, mi telefonò in ambasciata a Parigi (Aldo Moro, che nel 1969 è ministro degli Esteri del governo Rumor, quel 12 dicembre il giorno della strage si trova a Parigi), per dirmi con qualche circonlocuzione che non ci si vedeva chiaro e che i suoi amici (cioè proprio i comunisti) consigliavano qualche accorgimento sull’ora di partenza, sul percorso, sull’arrivo e sul trasferimento di ritorno. (…) Io ritenni, poiché ne avevo la possibilità, di adottare le consigliate precauzioni e rientrai a Roma non privo di apprensione”.
Moro, comunque, ha una certezza: esistono centrali dell’intelligence straniera che hanno interferito nella strage. Nel memoriale, il prigioniero indica i due regimi di destra che nel 1969 sono al potere in Spagna e Grecia, poi aggiunge una frase sibillina: “Ci si può domandare” scrive “se gli appoggi venivano solo da quella parte o se altri servizi segreti del mondo occidentale vi fossero comunque implicati”.
Ho appena appreso (fonte: Corriere della Sera) che alcuni scienziati europei stanno discutendo circa la sicurezza ambientale delle centrali nucleari a fissione. Uno dei nodi da sciogliere per accedere eventualmente ai finanziamenti europei è l'analisi di costi/benefici, estesa all'intero ciclo di vita delle centrali, incluso il loro smantellamento ed il deposito delle scorie.
Inoltre dovrebbero dirci da quali Paesi esteri verrebbe importato il materiale fissile.
Renato Perago
È veramente incredibile questa storia che guarda caso esce fuori solo dopo la morte di Califano che non può più essere qui a dare la sua versione dei fatti. Tra gli autori risultano in quattro,compreso Califano, che tra l'altro incise anche una sua versione al maschile. La stessa Mia Martini disse che il testo,non un rigo, fu riscritto da Califano. Trovo veramente poco signorile, oserei dire non in linea con la grandezza della poesia che si esprime in questo straordinario pezzo, il voler disconoscere i meriti artistici di Califano, il voler stilare percentuali tra gli autori, tra chi ha scritto un rigo chi due e chi tre.
Conoscevo da tempo Universo25 e Calhoun, di cui ho letto l'originale.
Ovunque sembra si sia per scontata una nozione cruciale... Che cos'è, in dettaglio, un ruolo sociale?
A.V.