Lamborghini presenta il primo modello 350 GTV

Nasce il mito Lamborghini: All'inizio degli anni Sessanta la Ferrari dominava già da un ventennio la scena automobilistica internazionale, grazie soprattutto ai trionfi sportivi di fuoriclasse del volante, come Tazio Nuvolari, Juan Manuel Fangio e Alberto Ascari.
In quel periodo, venti chilometri più a nord di Maranello, nel piccolo comune di Sant'Agata Bolognese per la precisione, un altro mito a "quattro ruote" stava prendendo forma, confermando (insieme con il marchio Ducati, nato nel 1946 a Bologna) l'Emilia-Romagna quale patria dei motori da grandi prestazioni.
Dopo aver raccolto successi e miliardi fabbricando trattori, l'industriale Ferruccio Lamborghini decise di puntare al settore delle auto sportive, lanciando la sfida al "cavallino rampante". La molla era scattata dopo una discussione con Enzo Ferrari, al quale aveva suggerito come migliorare alcuni difetti palesati dalle "rosse", sentendosi liquidare bruscamente così: «La macchina va benissimo. Il problema è che tu sei capace a guidare i trattori e non le Ferrari».
Per dimostrargli il contrario mise su un'officina ultramoderna, dove dalla fine del 1962 iniziò a lavorare al primo modello di auto. Un anno dopo da qui uscì la berlina a due posti 350GTV, presentata per la prima volta al Salone di Torino, il 30 ottobre del 1963.
Come simbolo fu adottato il Toro, in quanto segno zodiacale di Ferruccio Lamborghini.
Ho appena appreso (fonte: Corriere della Sera) che alcuni scienziati europei stanno discutendo circa la sicurezza ambientale delle centrali nucleari a fissione. Uno dei nodi da sciogliere per accedere eventualmente ai finanziamenti europei è l'analisi di costi/benefici, estesa all'intero ciclo di vita delle centrali, incluso il loro smantellamento ed il deposito delle scorie.
Inoltre dovrebbero dirci da quali Paesi esteri verrebbe importato il materiale fissile.
Renato Perago
È veramente incredibile questa storia che guarda caso esce fuori solo dopo la morte di Califano che non può più essere qui a dare la sua versione dei fatti. Tra gli autori risultano in quattro,compreso Califano, che tra l'altro incise anche una sua versione al maschile. La stessa Mia Martini disse che il testo,non un rigo, fu riscritto da Califano. Trovo veramente poco signorile, oserei dire non in linea con la grandezza della poesia che si esprime in questo straordinario pezzo, il voler disconoscere i meriti artistici di Califano, il voler stilare percentuali tra gli autori, tra chi ha scritto un rigo chi due e chi tre.
Conoscevo da tempo Universo25 e Calhoun, di cui ho letto l'originale.
Ovunque sembra si sia per scontata una nozione cruciale... Che cos'è, in dettaglio, un ruolo sociale?
A.V.