La porta dell'inferno

C’è un posto, in Turkmenistan, che nessuno conoscerebbe se non fosse per un particolare: un cratere che brucia da quarant’anni e non accenna a voler smettere. Il fenomeno ha attirato l’attenzione di turisti, esperti e curiosi di tutto il mondo, tanto da accaparrarsi il soprannome di “Porta dell’Inferno”.
Il cratere si trova bel mezzo di un territorio desolato a circa 250 km dalla capitale del Turkmenistan, Ashgabat, per la precisione nei dintorni del villaggio di Derweze, nel deserto di Karakum.
Per spiegare l’origine del fenomeno dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, precisamente nel 1971, il periodo in cui i sovietici esploravano il territorio del Turkmenistan alla ricerca di fonti di gas naturale. Nel corso di queste ricerche, fu individuato un giacimento di gas all’interno di una caverna e dopo la scoperta si iniziò a trivellare intorno alla zona fin quando il terreno ha ceduto di botto, dando origine ad un enorme cratere.
In seguito al collasso improvviso del terreno, i sovietici responsabili delle trivellazioni nella zona cercarono un modo per evitare che dalla voragine fuoriuscissero gas nocivi. Per questo, causarono una grossa esplosione nella speranza di far esaurire questi gas, ma nell’eseguire l’esperimento fecero male i loro calcoli. Infatti, l’incendio non si spense nel giro di pochi giorni come avevano creduto, ma non si è placato fino ai giorni nostri. Tutt’oggi, infatti il fuoco continua a bruciare, spargendo nei dintorni un odore di zolfo ben riconoscibile anche a distanza.
Tante, troppe inesattezze in questo articoletto!
Ho appena appreso (fonte: Corriere della Sera) che alcuni scienziati europei stanno discutendo circa la sicurezza ambientale delle centrali nucleari a fissione. Uno dei nodi da sciogliere per accedere eventualmente ai finanziamenti europei è l'analisi di costi/benefici, estesa all'intero ciclo di vita delle centrali, incluso il loro smantellamento ed il deposito delle scorie.
Inoltre dovrebbero dirci da quali Paesi esteri verrebbe importato il materiale fissile.
Renato Perago
È veramente incredibile questa storia che guarda caso esce fuori solo dopo la morte di Califano che non può più essere qui a dare la sua versione dei fatti. Tra gli autori risultano in quattro,compreso Califano, che tra l'altro incise anche una sua versione al maschile. La stessa Mia Martini disse che il testo,non un rigo, fu riscritto da Califano. Trovo veramente poco signorile, oserei dire non in linea con la grandezza della poesia che si esprime in questo straordinario pezzo, il voler disconoscere i meriti artistici di Califano, il voler stilare percentuali tra gli autori, tra chi ha scritto un rigo chi due e chi tre.